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La Storia

Già quattromila anni fa l'olio costituiva una delle forze motrici del mondo mediterraneo ed era alla base dell'economia di molte città-stato. Al tempo dei Romani soprattutto le famiglie patrizie ma anche la gente comune, al tempo dei Romani, era disposta a spendere per l'olio, ricavato dalle olive, ingenti somme.

Per quantificare il giro d'affari da esso generato ai tempi dell'antica Roma basta pensare che, sulla sponda del fiume Tevere, si trova ancora una collinetta, alta 50 metri e con un perimetro di circa un chilometro, chiamata Testaccio, dal latino  "Mons Testaceus" ("Monte dei Cocci"), formatasi nel tempo dall'accumulo dei resti - i cocci (testae)- degli otri che erano serviti al trasporto dell'olio nelle navi che giungevano per via fluviale dalla penisola italica, dalla Spagna, e dalle coste nordafricane.

 

Parliamo di 25 milioni di anfore olearie, dismesse ed accatastate, non potendo essere riutilizzate, nel periodo che va dall'era augustea fino al III sec d.C. Si ipotizza che ogni cittadino romano adulto consumasse 55 lt di olio: 30 per l'igiene del corpo, 20 in cucina, i restanti per l'illuminazione, gli usi rituali, e come medicina. Nel IV sec. d.C. le testimonianze storiche raccontano di circa 2300 distributuri di olio, molti dei quali erano nell'odierna Spagna (Andalusia).

 

Secondo la leggenda le olive da cui si estrae l'olio di Venafro sarebbero state portate in questa terra nel IV secolo a.C. da Marco Licinio, cittadino di origine sannita. Da lui deriva il nome botanico dell'oliva: Liciniana. Questa varietà autoctona, detta anche Aurina, dava origine ad un olio di ottima qualità ed con un gusto unico ed inimitabile, tanto da portare i Romani a ritenerlo il più pregiato del mondo antico.

 

A ulteriore prova dell'importanza dell'ovicoltura in quest'area ancora oggi nella piana di Pozzilli, nel comprensorio di Venafro, sono stati scoperti i resti di una villa romana con adiacente masseria, completamente distrutta da un incendio nel II sec. a.C., che comprendeva una "pars fructaria" con frantoio ed una "mole asinaria",ovvero una mola azionata dagli asini.